Chi non ha mai avuto un cane, un gattino, una tartaruga, anche solo un pesciolino rosso, forse farà fatica a leggere queste righe, anche se in realtà sono dirette proprio a lui (o lei), sperando di offrire un punto di vista trasversale su un fenomeno che sta dilagando sempre più all’interno della nostra società “civilizzata”.
Usiamo le virgolette solamente perché la definizione di civiltà è purtroppo ancora ben lontana da quanto vediamo ogni giorno, ancor di più in un periodo di emergenza sanitaria come quello che, dal Marzo 2020, stiamo vivendo, e che se da un lato è riuscito a risvegliare la parte migliore in molti di noi, purtroppo in altri non ha fatto altro che esacerbare problematiche irrisolte nei confronti di se stessi e del prossimo, cavalcate come onde in una gara di surf dalle varie forze politiche, senza esclusione, a caccia di consensi e voti.
Gli animali fanno parte della nostra vita probabilmente da quando siamo usciti dalle caverne, sia quelli feroci da cui dovevamo nasconderci o fuggire, sia quelli mansueti che diventavano nostre prede, fino a quel fatidico giorno zero, raccontato in maniera favolistica ma tuttavia piacevole nel film “Alpha”, quando le vite del genere umano e quelle di un’altra specie, presumibilmente i canidi, si sono incrociate per proseguire parallelamente, uno accanto all’altro.
Diversi ritrovamenti storici raffigurano scene di vita quotidiana in cui erano presenti animali da compagnia, prevalentemente cani e gatti, ma anche grossi felini o temibili predatori, da mostrare magari legati o incatenati per mettere in mostra la forza e la potenza, in realtà segno di una profonda insicurezza, come potrebbe dimostrare qualunque psicologo, che nessun feticcio potrebbe colmare.
Se da un lato la storia dell’animale uomo si è sviluppata in prevalenza attraverso la costruzione di relazioni sociali, sino a sostituire l’istinto e le sensazioni primordiali con leggi e regole di convivenza (detta appunto “civile”), dall’altro sempre di più viviamo nella difficoltà di relazionarci con i nostri simili, resa ancora più evidente dal proliferare di mezzi tecnologici e luoghi di incontro virtuali, che non richiedono il vero contatto fisico, con l’inevitabile richiesta di mettersi davvero in gioco.
Si ricorre così spesso ad attorniarsi di animali da compagnia, che, essendo sprovvisti della parola, difficilmente potranno contraddirci, e spesso entrano in tale simbiosi con noi da darci l’illusione di essere necessari alla loro sopravvivenza, quasi degli dei tra le nostre piccole quattro mura.
Ovviamente l’amore per la natura non è veicolato solo da questi bisogni e difficoltà, molti proprietari (termine difficile da usare, poiché possedere una vita è contrario a qualunque forma di etica) nutrono un amore sincero per ogni essere vivente, senza distinzione tra i quadrupedi, o i bipedi, e riescono a vivere questi rapporti in maniera serena e liberatoria, comprendendo quanto sia in realtà un flusso di emozioni biunivoco, ricevendo quindi tanto quanto si riesce a dare, seppure in una forma diversa.
Rimane il fatto che gli animali selvaggi, come leoni, tigri, orsi, coccodrilli, serpenti, rimangono tali anche a contatto con l’uomo, e non si dovrebbe mai dimenticare che la carezza di un grosso felino è sempre una mimica della caccia, nascondendo quindi il rischio di essere letale.
Nessun essere vivente dovrebbe essere snaturato, e non entriamo volutamente nel discorso dei panettoni per cani o dei vestitini per gatti, siamo fortemente coscienti di un fiorente mercato legato a questi articoli, oltremodo dispendiosi a scapito del loro vero valore, ma soprattutto inutili, come potrebbe esserlo una lettiera per espletare i nostri bisogni o un trasportino con le sbarre per uscire di casa.
Uomini e animali, senza distinzione di colore della pelle per i primi e di razza per i secondi, dovrebbero, se le condizioni lo permettono, essere in grado di percorrere parte della loro strada insieme, uno accanto all’altro, scegliendo di voler dare qualcosa all’altro, consapevoli di ricevere sempre qualcosa in cambio in un mutuo scambio che non mette nessuno al di sopra dell’altro.
Solo così possiamo spiegare come ci si possa affezionare al più piccolo ed indifeso animaletto appena nato che ci capita tra le mani, senza perdere di vista i vicini di casa che abitano sul nostro pianerottolo, il senzatetto che trova riparo sotto i cartoni, o l’impiegata rimasta senza lavoro a causa del Covid.
Amare un essere vivente non è facile, siamo degli onnivori (come gli animali che vivono con noi) e la carne fa parte della nostra dieta, a meno di scelte etiche e rispettabilissime legate al mondo vegetale, che non merita meno rispetto di quello animale. Ma tra il decidere di accogliere in casa dei trovatelli per offrirgli una vita migliore e il perdere contatto con la realtà, mettendogli dei vestiti e chiamandoli “i miei bambini”, passa la stessa differenza che c’è tra una luce intensa ed il nostro sole.
Gli animali domestici non saranno mai dei giocattoli, e meritano rispetto come qualunque persona si incontri, di cui ovviamente ignoriamo la storia e le esperienza passate, ma che per questo non dobbiamo trascurare a vantaggio di un miagolio e di una zampina che ci chiede il cibo, perché avere fame non è prerogativa di nessuna razza, e se vogliamo essere davvero “buoni”, è troppo facile farlo solo con chi non può parlare.
Siamo umani, loro saranno sempre animali e mai veramente addomesticati, solo così, con un pizzico di fortuna, potremo fare un po’ di strada insieme, e impareremo certamente molto più di quello che possiamo immaginare.
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