‘Chiedile Chi Erano I Gatti di Vicolo Miracoli’, attraverso la parafrasi tratta dal titolo di una famosa canzone degli Stadio, è un libro (iacobellieditore) che racchiude la storia dei Gatti di Vicolo Miracoli, della Verona Beat e del Derby Club di Milano, raccontato da Franco Oppini, Jerry Calà, Umberto Smaila, Nini Salerno, Spray Mallaby e Gianandrea Gazzola.
Una storia piena di facce e di grandi personaggi che hanno fatto la storia del cabaret, della tv e del cinema italiano. L’avventura inizia nel 1971 e termina nel 1985, in realtà mai definitivamente conclusa grazie a numerose apparizioni televisive e teatrali. D’altronde come è scritto nella prima riga, a firma di Franco Oppini: «Se nasci Gatto, muori Gatto!».
I Gatti di Vicolo Miracoli sono rimasti un ‘mito’ proprio perché non hanno usurato la loro immagine che è rimasta intatta come allora nella mente e nei cuori dei loro fans.
Non è un caso se tra questi vi si possono annoverare nomi illustri come Carlo Verdone, Fabio Fazio, Diego Abatantuono, Jovanotti, Pierò Pelù, Alba Parietti e persino Maurizio Costanzo, il quale dichiarò «Quei ragazzi erano così veloci, unici, geniali nei loro sketch che sono diventati nella mia memoria quattro mosche bianche.».
I Gatti di Vicolo Miracoli, l’intervista
Qual è il vero atto di nascita dei Gatti di Vicolo Miracoli?
Franco Oppini: «I Gatti di Vicolo Miracoli nascono al Liceo Classico Scipione Maffei di Verona. All’epoca tutti suonavano. E sai perché? Perché negli anni sessanta chi suonava cuccava e rimorchiava le ragazze, soprattutto il cantante solista o chi suonava la chitarra elettrica.
Verona al tempo era soprannominata la ‘Liverpool italiana’, c’erano oltre quattrocento band! Il Liceo era una scuola abbastanza incline agli spettacoli e la nostra passione per la musica si trasferì ben presto alla scuola. All’inizio ci piaceva cantare spirituals e gospel.
Il primissimo gruppo si chiamava Studio24 perché eravamo in ventiquattro, poi alcuni hanno mollato, chi per studio, chi per lavoro o altro… e alla fine è rimasto questo piccolo gruppetto.»
Insomma, un’avventura nata un po’ per caso.
Franco Oppini: «Eravamo già “maestri” dei calembour e del nonsense. Nei giorni in cui non ci riunivamo per le festine, ci trovavamo tra compagni di classe della “terza E” e passavamo pomeriggi interi ad inventare cazzate legate alla nostra formazione “classica”».
Spesso di parla di “esuberante goliardia”, in realtà si tratta di “umorismo e comicità”, cosa ben differente.
Jerry Calà: «Capitoooo!!!??? Ascolto e osservo i comici di oggi e spesso guardo alle cose che facevamo in passato. Forse eravamo troppo avanti e questo nostro essere avanti veniva scambiato per goliardia ma non eravamo affatto goliardici. La stampa ci ha appiccicato spesso questo aggettivo.
Noi eravamo avanti con l’umorismo, così come Enzo Jannacci, Cochi e Renato, Dario Fo… venivamo da quella scuola ma senza copiare nessuno. Era tutta farina del nostro sacco, fatta di velocità, battute e movimenti repentini.
Le nostre canzoni ‘Prova’, ‘Capito!?’,…‘Verona Beat’, qui secondo me abbiamo toccato una punta altissima di musica e poesia. Nelle canzoni dei Gatti è sempre presente un mix tra poesia e satira sociale».
Nel 1980 si tocca però un ulteriore apice: l’avventura dei Gatti in viaggio a New York per incontrare Woody Allen al Michael’s Pub (in quegli anni Allen suonava ogni lunedì sera con il suo gruppo dixieland). Come nacque l’occasione?
Jerry Calà: «Eravamo pazzi per Woody Allen, studiavamo a memoria i suoi film, questo era “l’umorismo ebraico-newyorkese” di cui parlava sempre Nini Salerno, si riferiva a lui!
Un giorno Umberto Smaila decise di scrivergli e noi lo prendemmo in giro. Ma dopo quindici giorni ci arrivò una risposta e capimmo che si erano informati su di noi…ci invitavano a New York! Non ci credevamo…
Woody Allen accettò di personalizzare su di noi un atto unico, ce lo confermò Jack Rollins, il suo produttore e manager storico che ce lo concesse per un dollaro! L’idea era di portare lo spettacolo al Festival dei Due Mondo di Spoleto ma saltò tutto perché rifiutò una clausola del contratto che prevedeva la sua presenza alla prima presentazione.
Aveva già deciso di venire ma questa cosa lo fece arrabbiare e ci liquidò con una battuta “Shakespeare non è andato a Verona per la prima di Giulietta e Romeo!”.
E’ finita che abbiamo portato a casa solo una bella fotografia finita poi come copertina di TV Sorrisi & Canzoni…per noi è stato comunque un traguardo.»
Ma non è finita qui…
Franco Oppini: «Già! Gli chiedemmo anche di fare una foto con il nostro Telegatto, che per l’occasione gli portammo in regalo. Lui disse: “Lo prendo volentieri e lo metterò vicino agli altri miei Oscar, ma la foto non posso farvela perché non vorrei che s’arrabbiassero quelli dell’Oscar, visto che non ho mai fatto una foto con l’Oscar!”
Insomma, prese il nostro Telegatto e se lo portò a casa…»
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