IL MONDO DEL FUMETTO

Si può definire un vero e proprio boom quello che il settore del fumetto in Italia sta vivendo in questo ultimo periodo della pur breve storia di questa forma di arte e di comunicazione.

Non a caso – leggendo i dati – il nostro Paese è quello in cui i fumetti hanno avuto il maggior incremento di lettori assieme a Giappone, Stati Uniti e Francia, da sempre leader incontrastati.

Ne vogliamo parlare con due esperti del settore, che siedono da una parte e dall’altra della “barricata”, ovvero chi i fumetti li disegna e chi, invece, li vende.

Parliamo di Barbara Salvati, in arte BARA art&shark e Stefano Solignani socio della “Fumetteria” di Maranello (MO).

 

La storia del fumetto

Se non vogliamo considerare i graffiti preistorici, i geroglifici dell’antico Egitto e le illustrazioni del mondo romano come antesignani del fumetto possiamo vedere nella prima metà dell’Ottocento alcune vignette o tavole caricaturali come precursori del fumetto che vedrà nel disegnatore statunitense Richard Felton Outcault e la sua serie Hogan’s Alley come padre del fumetto moderno, proprio sul finire del XIX° secolo.
Da qui inizia la vera e propria storia di questo “nuovo mondo” con Felix il gatto di Pat Sullivan e, ovviamente, Mickey Mouse di Walt Disney a cui si aggiungeranno le altrettanto celebri tavole di Popeye, Betty Boop e Little Nemo.

Da qui in poi – inizialmente soprattutto come supplementi domenicali o come strisce nei quotidiani – il fumetto entrerà nelle case di un sempre maggior numero di persone, anche come propaganda prima e durante il secondo Conflitto Mondiale.

Negli USA nascono le prime pubblicazioni indipendenti in formato tascabile ed il successo è immediato con importanti numeri di vendita e la nascita dei vari super eroi e dei geniali Peanuts, dalla mente di Charles M. Shultz che – ben presto – conquisteranno anche l’Europa.


Il fumetto in Italia

In Italia fu il Corriere della Sera che diede il via alla diffusione delle vignette parlanti, grazie al suo supplemento Corriere dei Piccoli che a partire dal 1908 iniziò con storie senza il classico balloons ad anticipare personaggi come il Signor Bonaventura e le avventure di Kit Carson.

Fu, però, solo col primo dopoguerra che esplose la passione per il fumetto in maniera importante, anche con la nascita di Tex Willer di Bonelli e Galleppini, uno dei fumetti più venduti al mondo, e Zagor a cui seguiranno i successi di Diabolik e tutta l’ondata “criminale”, Corto Maltese, Alan Ford e personaggi amatissimi come Martin Mystère e Dylan Dog, fino ad arrivare ai giorni nostri con tutta la produzione anche indipendente capace di regalarci vere e proprie opere d’arte.


La parola agli esperti

Cosa vuol dire fumetto oggi? Lo chiediamo a due protagonisti, da una parte BARA art&shark, disegnatrice modenese e Stefano Solignani che i fumetti li commercia nel suo negozio a Maranello.

 

Barbara Salvati: disegnatrice

Barbara Salvati

Partiamo con l’artista e la prima domanda è, ovviamente, come è nata la tua passione per il fumetto, tanto da farla diventare una professione?

Non so come è nata. Dacché mi ricordi ho sempre disegnato e sempre avuto la matita in mano. Sono passata dal voler lavorare alla Disney al voler illustrare le copertine dei videogiochi, ma la voglia di fare fumetti è arrivata un po’ più avanti, perchè sono ESTREMAMENTE pigra e far fumetti è molto complesso.

Quanto ha inciso l’evoluzione tecnologica, quindi l’utilizzo del computer, nella realizzazione del fumetto?  Si disegnerà ancora con le matite o verranno abbandonate?

La possibilità di disegnare su supporti digitali è davvero una manna dal cielo. Scansionare tavole disegnate in tradizionale, per poi aggiustare e sistemare l’immagine prende tantissimo tempo, senza contare che nel fumetto a colori, con il digitale puoi fare correzioni molto più facilmente. Non credo si abbandonerà completamente il tradizionale finchè esisteranno i collezionisti che pagano per avere le tavole originali (benedetti loro!) e finché esisteranno i giapponesi che sono MALATI del tradizionale. Personalmente lavoro in tradizionale solo alle fiere del fumetto e per diletto personale (anche se ho sempre meno tempo purtroppo), tutto il resto lo faccio sulla mia fidata postazione digitale (computer fisso, tavoletta grafica a schermo e secondo monitor)

L’intelligenza artificiale la vedi come una risorsa o un problema per voi disegnatori?

Oh caspita, rischi di scoperchiare un vaso di pandora.

Non ho intenzione di decidere se è uno strumento utile o meno finché non decideranno di regolamentarlo. Dal momento che ai programmi che generano immagini con AI vengono date in pasto foto/disegni che sarebbero coperti da copyright, non sono e non sarò mai d’accordo. l’AI mi spaventa, come spaventa i fotografi, i musicisti, i doppiatori, gli sceneggiatori ecc. ecc., ma personalmente il problema è vedere una nota marca che utilizza immagini generate con AI per una campagna pubblicitaria, senza rendersi conto che quella immagine è composta da milioni di immagini prese senza consenso. Si dovrebbe poter usare le AI a scopi e diletti personali, ma non al posto di grafici per, chessò, creare copertine per una riedizione di romanzi classici. Oppure pagate agli artisti le immagini che decidete di mettere nel database del vostro software AI.

Quali sono stati i fumettisti che ti hanno maggiormente ispirata?

Difficile, sono troppi e in continua evoluzione. Sono la tipica persona che evolve continuamente e si esalta su ogni fumetto come fosse sempre la prima volta.

Rumiko Takahashi (Lamù, Ranma, Maison Ikkoku, Inuyasha) è stata quella che mi ha fatto diventare una amante e lettrice dei fumetti, in più ho sempre avuto una spiccata vena comica, quindi credo che involontariamente me l’abbia passata lei. Ma credo mi sia più facile parlare di artisti, più che dei fumetti in sé: Yoshiyuki Sadamoto, J Scott Campbell, Barbucci/Canepa, Mirka Andolfo, Naoki Urasawa, Chiara Zuliani… sono davvero troppi!

Pensi che il fumetto abbia ancora oggi un ruolo di comunicazione sociale oppure è solo divertimento?

Spero che non sarà mai solo divertimento! Ogni piccola scelta che si prende da artista diventa una comunicazione sociale. La mia prima storia che ho fatto a fumetti, una decina di anni fa, è una storiella comica e apparentemente “easy” dove ho inserito una protagonista con una protesi alla gamba sinistra. La storia non parla assolutamente di quello, ma ci tenevo a creare una protagonista che portava la sua disabilità con normalità. Anche se la storia non racconta nulla di chè, passa comunque un messaggio di inclusione. Mi viene sempre in mente il fumetto “Dr Slump & Arale”, manga del 1980, che è una storia comica demenziale con una protagonista con gli occhiali da vista. All’epoca, nessun protagonista aveva gli occhiali (anche perché sono complessi da disegnare in ogni vignetta), e l’autore Akira Toriyama aveva pensato di toglierli dopo il primo episodio. Ricevette milioni di lettere di lettori con occhiali, contentissimi di essere finalmente rappresentati, e alla fine non li tolse. Adesso è normalissimo vedere personaggi con gli occhiali, ma 40 anni fa era “strano”. In quel caso era un fumetto che di comunicazione sociale aveva ben poco, ma questa piccola scelta che prese l’autore, mandò un messaggio molto più importante della trama stessa. Quindi credo che se in un fumetto si vede solo la parte “divertimento” è perchè non si è attenti a tutte le sfaccettature che ogni vignetta, disegno, scelta, battuta ha.

Fumetto di Barbara Salvati

Barbara, raccontaci un po’ qual è il tuo pubblico di riferimento

Mi piace far divertire, amo le espressioni e creare comicità attraverso esse. Non credo di avere un target specifico, però alcuni sotto-argomenti credo vengano colti meglio se sei adulto. Al momento, per esempio, sto disegnando un fumetto che si chiama Boozer e seppur è un action-comedy parla di alcolismo, di rapporti difficili tra padre e figlia, e della complessità del gestire il costante giudizio degli altri.

Pensi che il fumetto avrà un futuro?

Oddio, io spero proprio di sì!


Stefano Solignani: venditore

Veniamo ora a chi i fumetti li vende, quindi la prima domanda è: cosa ti ha spinto ad aprire un’attività commerciale improntata solamente sul mondo del fumetto?

In realtà una grande passione. Nel 1985 il mio socio Carlo ha aperto il negozio, io studente di informatica andavo tutti i giorni a curiosare e poi nel 1991, finito il servizio civile in biblioteca a Maranello, sono entrato in società con lui.

Il fumetto in Italia era un fenomeno prettamente legato alle edicole, forse unico caso al mondo, come è avvenuto il passaggio da queste piccole rivendite di giornali vari a veri e propri negozi specializzati?

Esatto… nel resto del mondo, prendiamo la Francia come esempio, le librerie specializzate in fumetti esistono da sempre. Negli anni ’80 in Italia erano pochissime poi nel corso degli anni si sono moltiplicate fino alla grande crisi di alcuni anni fa che ha decimato il nostro settore ed è riuscito a rimanere in piedi chi aveva una struttura ben rodata specialmente con le vendite on-line.

Il pubblico e la clientela delle fumetterie immaginiamo possa essere molto vario, sono più i giovani che leggono fumetti oppure il pubblico è più maturo?

Per noi che siamo in provincia e non in una grande città il pubblico è maturo e affezionato. Il cliente di passaggio da noi praticamente non esiste. Ogni tanto qualche ragazzo si affaccia a questo mondo ma sono davvero pochi.

Dagli storici fumetti ai più moderni Manga, come sono cambiati i gusti dei lettori?

Sono cambiati in maniera radicale anche per sopraggiunti limiti di età… negli anni ’80 e ’90 erano ricercati i fumetti anteguerra e anni ’50 mentre ora c’è una grande richiesta di fumetti dagli anni ‘60/’70 in poi. Questo perché il quarantenne di oggi, con possibilità di spesa va a ricercare gli albi della sua infanzia come i Supereroi Corno, Diabolik, Tex, ecc…

Discorso diverso per i manga che di fatto hanno monopolizzato il mercato dei più giovani anche grazie alle tante fiere di settore e al fenomeno “cosplay”.

Il fumetto erotico, un tempo molto ricercato, è ancora di interesse per il vostro pubblico?

Assolutamente si. Da ormai molti anni il fumetto erotico è stato sdoganato e non è più visto come una lettura “da barbiere” ma come vero e proprio fumetto da collezione. Questo è dovuto al fatto che praticamente tutti i più grandi disegnatori italiani si sono fatti le ossa proprio su quel genere di fumetto (Manara, Milazzo o tantissimi autori di fumetti Bonelli attuali).

Quali sono i fumettisti che maggiormente ti hanno colpito?

Su tutti Hugo Pratt che con la saga di Corto Maltese ti permette di solcare i mari del Sud e di sognare avventure esotiche poi Magnus che con il suo Alan Ford e Kriminal ha davvero rivoluzionato il fumetto popolare e poi i disegnatori storici di Tex (Galleppini, Letteri, ecc…). Come si evince ho una predilezione per i fumetti italiani anche se non disdegno i supereroi americani (L’Uomo Ragno su tutti) e il fumetto d’autore francese (Blueberry del compianto Moebius).

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