Lucio Corsi è senza dubbio l’artista rivelazione a Sanremo 2025. Con anima rock, abbigliamento glam originale, una scrittura decisamente raffinata e onirica che disegna favole, è uno dei giovani cantautori e artisti più interessanti delle nuove generazioni musicali in Italia.
Per la sua canzone ‘Volevo essere un duro’ o per ‘Nel blu dipinto di blu’ cantata in duetto con Topo Gigio, c’è chi lo presenta come un ‘menestrello’ dei nostri giorni, chi come stravagante e anticonvenzionale, chi altro ancora come un alieno arrivato da chissà dove. Sta di fatto che Lucio Corsi è atterrato sul palco dell’Ariston con la sua ‘astronave’ carica di originalità e di strumenti musicali come un personaggio venuto da lontano, che riesce a sfuggire ad ogni definizione.
Seppur molto giovane, Lucio è classe ’93, non è un novellino. Corsi, come si dice, ha fatto la gavetta. La sua carriera parte da lontano, quando ancora giovanissimo, suonava nei Miaosatelliti, esibendosi nei locali di provincia attorno alla sua Maremma e in piccoli eventi e festival nel nord Italia.
LUCIO CORSI SUONAVA NEI MIAOSATELLITI, TRA I PRIMI CONCERTI QUELLO DI VERONA. IL RICORDO DI LORENZ ZADRO
La memoria, aiutata da queste fotografie, mi riporta ad un caldo pomeriggio d’estate di fine luglio del 2013.
Il Marjucha Sound era un piccolo evento organizzato nel centro Città di Verona, dove appunto i Miaosatelliti, e dunque un giovanissimo Lucio Corsi, si esibirono in un cortile privato, il cosiddetto ‘terrazzino di Nonna Mariuccia’. A seguire, per l’occasione, venne presentato dall’autore e giornalista Francesco Bommartini l’allora suo nuovo libro ‘Riserva indipendente. La musica italiana negli anni Zero’.
Di questo evento Francesco Bommartini ricorda: «Era un periodo intenso, in cui stavo facendo molte presentazioni tra Milano, Roma e Berlino. Una di queste si tenne a Marjucha Sound, evento che si teneva in una casa a Verona, se non erro vicino a Ponte Garibaldi». E aggiunge: «Mi invitarono due musiciste cittadine: Federica Furlani e Carlotta Favretto. Era una situazione molto famigliare, e molto vera. Sapere oggi che di fianco a me, durante la mia presentazione, sedeva un giovanissimo Lucio Corsi…mi fa molto piacere. L’ho visto live al Mei di Faenza del 2023, dove vado quasi ogni anno. Mi colpì molto, cancellando qualsiasi dubbio rimasto dopo l’ascolto di due dischi belli e trasognanti come ‘Cosa faremo da grandi?’ e ‘La gente che sogna’. Allora c’era una vivacità maggiore, più curiosità per le nuove proposte. Tanta da spingere me e Gianni Della Cioppa a scrivere, nel 2016, il libro ‘Verona Rock’”.».
Sento il piacere (e il dovere) di scrivere queste righe per rimarcare ancora una volta l’importanza e la forza degli eventi musicali, anche quelli più piccoli, che seppur inconsapevolmente, aiutano la carriera dei talenti del domani. Un piccolo aneddoto e un altro tassello da aggiungere agli onori della nostra Città.
Comments are closed