IL BUSCADERO CAMBIA PELLE, CE LO PRESENTA IL DIRETTORE GUIDO GIAZZI

A 45 anni compiuti il Buscadero, una delle più importanti riviste di musica del panorama italiano, si rinnova.

La prematura scomparsa di Paolo Carù – colui che creò la rivista e alla quale dedicò buona parte della propria esistenza – fece temere che anche questo (quasi) ultimo baluardo dell’informazione musicale potesse cessare la propria storia, ma volontà ed il coraggio dei vari redattori ed articolisti, spronati dall’affetto dei tanti lettori, ha permesso di continuare a vedere puntualmente nelle edicole questo periodico.

Oggi, con l’ingresso del Gruppo Sprea Editori S.p.a., uno dei principali gruppi editoriali nazionali con sede a Cernusco sul Naviglio (MI), si respira un’aria di ulteriore tranquillità ed arrivano delle grandi novità, ad iniziare dall’incremento delle pagine che passerà dalle attuali 96 a 128, ovvero un quarto di pagine in più, manna per i tanti avidi lettori.

Ne parliamo con il direttore Guido Giazzi, che già avevamo intervistato alcuni anni or sono (leggi qui l’intervista), particolarmente curiosi di capire quali saranno le novità e come cambierà la linea editoriale del Buscadero.

IL NUOVO BUSCADERO

Buscadero, intervista a Guido Giazzi

Guido Giazzi (foto Renzo Chiesa©)

Guido, sei da tantissimi anni collaboratore e successivamente direttore di questa rivista che persevera a mantenere una linea di pensiero che si distanzia dalla musica ‘di moda’. Sarà ancora questa la filosofia editoriale del Buscadero?

Come sai dopo l’improvvisa scomparsa di Paolo Carù, fondatore e guida storica della rivista, la proprietà è passata nelle mani del gruppo editoriale SPREA che vanta una grande esperienza nella stampa e nella distribuzione delle riviste. La SPREA, ha un roster di ben 50 pubblicazione che spaziano dal collezionismo, ai lavori a maglia, dalla pesca alla moto, dal sudoku all’arte ecc.

Come pubblicazioni a carattere musicale può vantare le riviste Cantautori, Classic Rock, Prog, Jazz, Metal Hammer oltre a edizioni speciali.

Il Buscadero, è senza dubbio qualcosa di diverso dalle altre testate musicali targate SPREA e quindi insieme abbiamo valutato i pregi e difetti della nostra quarantennale esperienza. I responsabili della casa editrice hanno sottolineato la preparazione e la passione dei collaboratori ma hanno evidenziato critiche sulla parte grafica della rivista e sulla distribuzione sul territorio nazionale.

In breve insieme al nostro grafico, il bravo Daniele Ghiro, abbiamo apportato le modifiche richieste per rendere la rivista più leggibile mentre, e torno così alla tua domanda, per quanto riguarda la linea editoriale – scelta della copertina, valutazione degli album, valenza dei dischi recensiti, componente iconografica ecc. – questo rimane saldamente in mano alla Redazione vale a dire Lino Brunetti e Gianfranco Callieri che sono i direttori editoriali e poi Mauro Zambellini, Raffaele Galli, Marco Verdi, Andrea Trevaini e Helga Franzetti, che fanno un lavoro notevole per produrre mensilmente la rivista che oggi conta più di 130 pagine, organizzando il lavoro di 40 collaboratori.

L’aumento di pagine da 96 a 132 comporta – inevitabilmente – un aumento dei costi, quindi dal mese di dicembre in edicola troviamo il Busca al prezzo di € 9,90 contro i € 7,00 precedenti. Non pensate che questo possa creare malumori tra i tanti lettori?

Prima di rispondere alla domanda ci tengo a precisare un argomento fondamentale: senza la SPREA la rivista non avrebbe più potuto continuare. La scomparsa improvvisa di Paolo, da un punto di vista legale, aveva lasciato sguarnita la possibilità di riprendere in mano le redini della rivista. La SPREA coraggiosamente, in base alla propria esperienza in questo campo e trovando un accordo con gli eredi, ha potuto farsi carico della testata.

In breve, la sopravvivenza della rivista la si deve alla decisione rapida e coraggiosa del gruppo editoriale che ha valutato positivamente la lunga storia editoriale facendo se vuoi un salto nel buio, senza conoscere i componenti dello staff e il reale stato finanziario della rivista.

A nostro favore ha giocato unicamente la lunga storia editoriale, più di 45 anni nelle edicole, e un forte legame con i lettori.

Dopo questa premessa rispondo alla tua domanda riguardo l’aumento da 7 a 10 euro.

Sicuramente ci sono e ci saranno malumori da parte dei lettori per questo aumento ma come puoi arguire, la decisione non è “artistica” e quindi esula dalle responsabilità della Redazione. Essendo la Sprea proprietaria a tutti gli effetti della testata ha valutato, dopo più di un anno di collaborazione, i pro e contro di questa decisione.

Con 50 riviste distribuite nella penisola hanno una fotografia nitida del mondo editoriale italiano. Oltre a questa immagine reale ci sono altri fattori di cui bisogna tener conto. Primo, l’aumento del costo della carta probabilmente dovuto alla guerra tra Ucraina e Russia che ha comportato un aumento dei costi energetici che per simpatia si è allargato ad altri settori quali l’industria siderurgica, l’alimentazione e non ultima l’industria cartaria.

Il secondo, ancor più grave problema per chi pubblica e distribuisce riviste, è la scomparsa delle edicole. La moria delle edicole, visibile anche nelle grandi città ma enorme problema nei piccoli paesi e nell’Italia meridionale, significa una riduzione delle vendite.

Ecco per quale motivo, la SPREA ha enfatizzato l’importanza degli abbonamenti, lasciando, per chi si abbona, il prezzo di 7 euro a copia com’era prima dell’aumento nel Dicembre 2025.

Questo discorso economico-manageriale lo hanno ipotizzato i responsabili della Casa editrice: noi, non dimentichiamolo, eravamo un gruppo naif in grado di uscire ogni mese senza però avere un contatto con la realtà. Realtà che ci è stata mostrata, numeri alla mano, nelle prime riunioni del gruppo.

Un dubbio, crediamo di molti: Con l’ingresso del nuovo editore il Buscadero corre il rischio di perdere quella libertà di pensiero che lo ha sempre contraddistinto?

No. Rispondo in maniera diretta: no. La responsabilità della direzione artistica è attualmente nelle mani della Redazione. Avendo personalmente anch’io un’esperienza manageriale in altro ambito non posso dirti quello che accadrà tra sei mesi o un anno, sai a volte è sufficiente il cambio di un alto responsabile per cambiare le carte in tavolo. Oggi, lo ripeto, la libertà di pensiero, come l’hai definita tu, non è a rischio.

La musica americana – così come la letteratura e il cinema d’oltreoceano (da cui avete preso ispirazione per il nome) – è sempre stata il punto forte degli articoli e delle recensioni discografiche. Con questo rinnovamento è prevista un’apertura ad altri generi musicali e tematiche?

45 anni fa la rivista era prettamente filoamericana. Il sottotitolo della testata era infatti rock magazine Ci rivolgevamo oltreoceano perché da là arrivava il nuovo suono: Ry Cooder, gli Allman Brothers, i Grateful Dead, oltre all’amato Dylan, al country e al blues.

Non dimentichiamo che negli anni Ottanta, quando nasce il Buscadero, la stampa italiana, Ciao 2001 per esempio, era rivolta principalmente al Progressive inglese e quindi si sentiva la necessita di conoscere e approfondire la nuova musica che arrivava dagli States.

Oggi la situazione è diversa, da anni il Buscadero si è aperto ai nuovi generi. Il rock rimane la parte primaria ma il blues, il jazz, la musica sperimentale, il folk sono parte integrante della rivista.

E la musica italiana?

Personalmente da sempre sono stato favorevole ad aprire ai suoni italiani. Ricordo le critiche rivolte a Paolo per una sua recensione su Paris Milonga (1981) di Paolo Conte. Io difesi strenuamente la sua scelta e scrissi in un editoriale che Conte era più rock di Billy Idol. Oggi l’artista astigiano è un nome internazionalmente noto mentre Billy purtroppo è stato risucchiato dall’oblio.

Questa è la reale funzione della rivista, non seguire i voleri dei lettori e non avere paura di uscire dalla comfort zone, proponendo artisti che reputi importanti anche se poco noti.

Quest’anno nella mia lista dei dieci album migliori ho inserito l’album “La Giostra” del Guano Padano in compagnia del trombettista jazz Enrico Rava e di “Volevo essere un duro” di Lucio Corsi. Nei Guano Padano milita Alessandro Asso Stefana, chitarrista della band di Vinicio Capossela e capace alla sei corde di un suono molto personale mentre Corsi ho avuto modo di vederlo in concerto e ho capito, questa la mia impressione, che il ragazzo hai numeri perché sul palco oltre ad essere molto bravo ed avere una band di prim’ordine, dà l’impressione di divertirsi. Concludo quindi affermando che da parte del Buscadero non c’è nessuna prevenzione verso gli artisti italiani e da anni seguiamo con attenzione il panorama nostrano, lo testimonia la rubrica Italians Do It Better curata da Andrea Trevaini, molto apprezzata dai lettori.

Tornando agli USA in questi anni stiamo assistendo a grossi cambiamenti politico-sociali imposti dall’amministrazione Trump. Molti degli artisti che il Buscadero segue con amore e passione – vedi Bruce Springsteen che ricordiamo giovane ed aitante in copertina nel n. 1 de “L’ultimo Buscadero” – sono in grande fermento e disaccordo con l’attuale politica statunitense, soprattutto quei musicisti che hanno fatto la storia del rock a stelle e strisce. Potrà essere questa una scossa per far tornare la musica un mezzo per comunicare il disappunto?

Buscadero copertine vecchie

L’America, a mio parere, è ancora sotto shock, l’elezione di Trump e l’arroganza al potere hanno reso timorosa la comunità artistica. Mi auguro che nel 2026 i musicisti, gli attori, i registi e tutti i lavoratori dello spettacolo sappiano riprendersi e trovare anche con la musica e il cinema un modo per difendersi dal potere politico che sta assoggettando le produzioni cinematografiche, gli studi televisivi e i centri di ricerca universitari.

La Cina, l’India e molti altri Paesi asiatici hanno investito moltissimo nella cultura, il Vecchio Continente e l’America molto meno. Trump non può affrontare la concorrenza giocando sui dazi. Oggi per essere competitivo devi avere una produzione migliore altrimenti la tua corsa è breve. E per avere prodotti migliori devi investire in R&D (Ricerca e Sviluppo) altrimenti non conquisti i mercati.

In Ohio vivono alcuni miei familiari e sono atterriti di quello che sta accadendo, l’America, terra di libertà, si sta rivelando uno stato sovranista dove regna la paura – come l’esercito inviato a New York o Chicago per lottare contro la malavita – e la sfiducia non solo verso le istituzioni ma anche verso il tuo vicino di casa. Un pessimo clima, mi auguro solo che artisti sensibili quali Bruce Springsteen, Neil Young ed altri sappiamo catalizzare il malcontento. Il brano Rising di Bruce fu importante dopo la tragedia delle Torri Gemelle, era una fotografia perfetta della situazione morale del Paese. Sono certo che gli americani troveranno la forza per cambiare la rotta.

Prima internet, poi i social, fino alla sempre più grave crisi che ha comportato la massiccia chiusura delle edicole, sono un reale pericolo per riviste come la vostra?

Come detto precedentemente la moria delle edicole è molto grave: abito in un quartiere a Nord di Milano e nella mia zona il numero di giornalai si è dimezzato. Molti comprano i quotidiani nei supermercati ma non è la stessa cosa. Il giornale, parlo per quelli della mia generazione, rimane fondamentale per il mio modo di conoscere quello che accade nel mondo. L’informazione è un concetto astratto ma se hai più di un punto di vista ti abitui a conoscere ed affrontare i problemi in modo diverso. Quando ero quattordicenne, questo è un esempio che faccio spesso, frequentavo i cineforum parrocchiali – prima che Villaggio li bollasse in maniera spiritosa ma idiota – e rimanevo a volte sconcertato. Al termine della proiezione, durante il temuto dibattito,  mi accorgevo che il mio vicino di poltrona commentava il film in maniera che non capivo e mi chiedevo ma abbiamo visto lo stesso film? Ecco la lettura dei giornali e dei libri ti porta a questo, ad avere una visione dei problemi più allargata solo così potrai capire perché la Corazzata Potiomkin è considerato un capolavoro cinematografico e non, eufemismo, una becera fesseria. Io penso che la gente non vada a votare perché legge poco, si informa solo con i titoli dei quotidiani online e così è facilmente manovrabile, tanto la politica è sporca meglio starne lontani. Nel mio condominio sono uno dei rappresentanti, i giovani presenti nella mia scala quando li incontro sull’ascensore me lo dicono chiaramente mi fido di lei che letta in maniera diversa significa non ho tempo perdere nelle riunioni spesso organizzate in concomitanza con le partite di Champion. Ecco affidandoci sempre agli altri, avremo sempre più bisogno di una guida forte e autoritaria che risolva i problemi. E questo è un male.

Le edicole mi sembrano ormai una partita persa, c’era e ci sarebbe bisogno di un aiuto governativo per sostenere queste attività ma un Paese che non trova i soldi per l’educazione e per la Sanità è quasi impossibile pensare ad un cambiamento di rotta. E così alla domenica mi faccio 4 km in bicicletta per cercare l’edicola di turno aperta perché al supermercato (aperto sempre anche a Natale) non voglio entrare a comprare il quotidiano.

Sta arrivando l’Intelligenza Artificiale, una risorsa o una grave minaccia per la musica e per chi crea arte (e non solo)?

Lo scorso anno dedicammo ben tre editoriali all’Intelligenza Artificiale, un mezzo sicuramente importante di grande aiuto in molti campi, in ambito scientifico soprattutto, ma con vaste zone d’ombra.

Due aspetti sono importanti, in primo luogo che purtroppo balza evidente è la perdita di numerosi posti di lavoro. Le Big Tech affermano il contrario ma le prime reazione del mercato sono decisamente preoccupanti. Secondariamente l’IA per essere costantemente aggiornata necessità di molta energia e di grandi spazi di memoria per stoccare i dati – recentemente vicino a Milano una società che gestisce l’IA ha acquistato un’area vasta come 12 campi di calcio per allocare i data storage (i magazzini dati) – questo per dare le dimensioni degli spazi necessari. Da un punto di vista artistico sono certo che per la composizione musicale, il talento umano rimarrà inalterato ma se penso alla musica “industriale“, mi riferisco ai jingle richieste dalle pubblicità o alle colonne sonore di documentari o cortometraggi, girati al solito con budget limitati, in questo campo  l’IA fornisce in tempo reale – pochi secondi ! –  diverse soluzioni che il committente potrà poi scegliere. Esistono poi software sofisticati che ti permettono di scrivere i testi adattandoli alle musiche che componi e viceversa scegliere le musiche per i testi già preparati. Come è facile prevedere la risposta legale alle possibilità dell’uso dell’Intelligenza Artificiale nel settore musicale è ancora tutta da esplorare e sarà interessante capire come la SIAE tutelerà i diritti degli autori. Una bella sfida che vivremo nei prossimi anni

Per finire, una domanda che si fanno in tanti: come mai la data nella testata è sempre quella del mese seguente l’uscita della rivista? Ad esempio il Buscadero di dicembre 2025 è datato gennaio 2026.

Bella domanda. La richiesta di anticipare di un mese la data della rivista nasce sulla base dell’esperienza della SPREA nel rapporto produzione/distribuzione.

Secondo le loro valutazioni, anticipando di un mese, la dicitura sulla testata, soprattutto durante le feste natalizie, il periodico rimane esposto nelle edicole per un tempo maggiore che seguendo la normale cronologia.

A difesa di questa asserzione, se noti, tutte le riviste straniere che trattano di musica o altro, utilizzano questa opzione. Scelta basata sull’esperienza e sul controllo delle edicole.

Buscadero copertine anni 2000

PER CONCLUDERE

Prima di concludere permettimi di fare alcune considerazioni finali.

Il fatto che il Buscadero sia nelle edicole ogni mese da 45 anni è un piccolo miracolo editoriale. Che di questo miracolo i media italiani non se ne siano accorti è un dato di fatto e probabilmente la colpa è anche nostra che non abbiamo saputo pubblicizzare questa nostra esperienza.

Nonostante ciò la forza del Buscadero risiede nella linea editoriale intrapresa da Carù quella ciò di raccontare gli artisti che ci convincono e ci emozionano senza lasciarsi condizionare dalle vendite, dal glamour e da altre meraviglie presenti da sempre nel mondo discografico.

Questa coerenza è molto apprezzata dai lettori ed alcuni ci seguono fin dal primo numero. Il legame con i lettori è molto forte, ogni anno organizziamo a Ternate sul lago di Comabbio, in provincia di Varese,  un appuntamento denominato, il Buscadero Day. Andrea Parodi è il deus ex machina di questo annuale incontro. Una giornata dedicata alla musica ad ingresso gratuito che permette ai lettori di ascoltare e incontrare gli artisti, senza guardie del corpo o altri ostacoli.

Quali altre riviste possono vantare una festa annuale con il nome della propria testata?

Inoltre mi piace sottolineare che il Buscadero è molto rispettato anche in America e arrivare alla copertina della nostra rivista è un importante traguardo per molti artisti.

Infine, approfitto di questo spazio per ringraziare tutti i nostri lettori che ci seguono, augurandoci ora che il mare che stiamo attraversando sia meno burrascoso di qualche mese, e che la nostra navigazione possa continuare tranquillamente

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