La storia dell’editoria in Italia nell’ultimo secolo ci presenta un panorama evolutivo del libro, ma anche e soprattutto dei suoi lettori. Un tema, questo, molto utile a farci capire come le pagine stampate abbiano accompagnato di pari passo i più importanti fatti storici e ne siano al contempo state influenzate a loro volta.
I primi anni dell’editoria in Italia
I primi anni ’20 del ‘900 sono stati caratterizzati da una produzione letteraria destinata ai nuovi ceti sociali interessati alla lettura e anche da un forte incentivo verso il rinnovamento politico e culturale. Due erano le macro categorie all’interno del mondo editoriale di quel periodo: l’intrattenimento e la cultura. Il largo mercato dei lettori di narrativa rappresentava il bacino d’utenti a cui si rivolgevano le maggiori case editrici, una su tutti, Treves di Milano.
Proprio nel catalogo di quest’ultima infatti si stagliavano fianco a fianco libri di consumo, ma anche autori contemporanei emergenti, come ad esempio Pirandello, e scrittori di cultura come d’Annunzio.
L’immediato dopoguerra è un periodo duro per tutta l’economia. Nel 1922 il Partito Fascista condotto da Mussolini veniva designato per guidare l’Italia e anche l’editoria viene investita dai dettami del fascio: “editori e librai devono entrare nell’ingranaggio dell’attività nazionale, concorrendo al fine comune del benessere individuale e della grandezza della Patria”.
Per l’editoria libraria la censura si inasprisce solo durante gli anni ’30, in particolare nel 1938 con l’entrata in vigore delle leggi razziali e l’istituzione di una commissione per la bonifica libraria con cui diventa impossibile pubblicare libri di scrittori di origine ebrea.
Il mondo editoriale degli anni ’30 guadagna comunque un incremento dei titoli pubblicati annualmente e nel frattempo, sebbene molte case editrici abbiano chiuso i battenti, ne sono nate altre che avranno gran successo come ad esempio Bompiani, Rizzoli, Einaudi e Garzanti.
Proprio con questi ultimi citati nasce la figura dell’ “editore protagonista”, ossia un editore capace di caratterizzare fortemente il suo progetto in modo personale e anche l’intero processo di ideazione e produzione, dalla scelta del testo alla distribuzione del libro finito.
Gli anni ’40 vedono l’editoria in Italia ricadere nelle braccia della crisi e delle sanzioni affibbiate alla nostra penisola da parte della Società delle Nazioni per aver violato i patti internazionali con la guerra in Etiopia. Mancava la carta, vigevano provvedimenti restrittivi per quanto riguardava la libertà di stampa, gli stabilimenti erano stati danneggiati dalle bombe. Un vero e proprio periodo nero.
Dal 1942 la produzione libraria calava a vista d’occhio: dai 10762 titoli del 1941 si è passati ai 2248 del 1944.
L’editoria italiana nel dopoguerra
Nell’immediato dopoguerra le cose iniziano a cambiare grazie al clima di fervore e alla voglia di ripartire. Dal 1945 al ’49 si registra infatti un incredibile +131% di titoli pubblicati grazie appunto alla grande esplosione di creatività di quegli anni.
Le case editrici inaugurano nuove collane, una su tutti Mondadori che ne avvia ben quattro, “I classici contemporanei italiani”, “I classici contemporanei stranieri”, “La medusa degli italiani”, “La Biblioteca moderna Mondadori”.
Alla fine del decennio nasce la BUR, “Biblioteca Universale Rizzoli” che porta con sé una vera e propria rivoluzione perché è la prima collana in Italia a dar vita ad un progetto articolato di letteratura universale, dall’antichità classica fino ai giorni nostri. Con la BUR nell’editoria si apre un mondo nuovo: si dà la possibilità ad un pubblico molto vasto di accedere alla lettura ad un prezzo molto contenuto di 50 lire per ogni 100 pagine di libro.
Negli anni ’50 l’editoria italiana si assesta e vede sbocciare collane di qualità, come “I Gettoni” di Einaudi diretta da Elio Vittorini che batteva nuove strade e raccoglieva testi narrativi di autori giovani.
Il decennio successivo la nostra penisola viene invasa da un grande sviluppo industriale, economico e culturale e di conseguenza anche l’editoria guadagnava più spazio. Nascevano in quegli anni nuove case editrici come Adelphi, Dedalo e Marsilio e verrà perseguito il modello di “romanzo di successo”, detto anche “best-seller all’italiana”, nel quale la qualità letteraria si mescola a elementi accattivanti per il consumo.
Il 1965 è un anno molto importante perché il 27 aprile la Mondadori lancia sul mercato la collana economica e tascabile degli “Oscar” che escono in edicola: una vera e propria rivoluzione nel commercio dei libri.
Gli anni ’70 nel settore editoriale scorrono tra alti e bassi in un quadro politico, sociale e culturale che tende all’emancipazione su diversi fronti. Il 1977 è un altro anno nero per i libri a causa della crisi economica che mette un freno all’espansione del mercato che si era vista fino a quel momento.
Il decennio degli ’80 è quello che inaugura una nuova circolarità tra i diversi mezzi di comunicazione, in primis dando vita a uno scambio e un sostegno reciproco tra libro e telenovela. E’ proprio in questo contesto che c’è il boom del romanzo rosa e viene lanciata nelle edicole la serie “Harmony”.
Dal 1991 l’editoria entra in una parabola discendente con un netto calo dei titoli stampati, lo svuotamento dei magazzini, l’applicazione di supersconti e una completa stasi di mercato. L’evidente calo dell’acquisto di libri viene interrotto solamente dal fenomeno dei “Millelire” nel 1992, volumetti di poche pagine venduti appunto a 1.000 Lire l’uno. Questa pubblicazione ha dato il via ad una vera e propria rivoluzione nel settore: fioriscono interventi editoriali nuovi e proliferano nuove prospettive in tutto il settore dei tascabili.
Il nuovo millennio
Con l’avvento del nuovo secolo l’editoria ha visto un’accelerazione sempre maggiore dell’integrazione tra editoria tradizionale e multimedialità: nasce l’e-book e le librerie fisiche vengono affiancate dai negozi e dalle piattaforme digitali.
E in questi ferventi anni di incertezza e instabilità come vive il libro? In bilico tra poco tempo libero e scarsa attenzione, sostituito dall’iperconnessione ai social o sbocconcellato qui e là ogni tanto? Oppure è ancora forte della sua materialità cartacea, del suo profumo e del suo “peso”culturale?
Fortunatamente possiamo anche assistere anche alla nascita di nuove case editrici, spinte da una grande volontà di proporre al lettore italiano libri di grande qualità, tra queste si stanno mettendo in luce nell’ultimo periodo NNE, Minimum Fax e Jimenez, un bel segnale visto, anche, il grande interesse che stanno ricevendo da quello zoccolo duro di pubblico ancora interessato ed innamorato della carta stampata.
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