Se dici Jack Daniel’s pensi al Rock, se dici Jack Daniel’s pensi all’America.
Non è – infatti – un caso se questo celebre Tennessee Whiskey sia diventato una vera e propria icona. È facile imbattersi in fotografie dove celebri artisti del mondo della musica e della cultura statunitense (e non solo) sono in compagnia della celebre bottiglia uscita dalla distilleria di Lynchburg.
Tra i whiskey famosi che sono chiamati solo per nome, anziché essere identificati per la loro categoria, il Jack Daniel’s è uno degli esempi migliori. Al bar si chiede un Jack Daniel’s, non un Tennessee Whiskey, ciò nondimeno il whiskey di questo Stato del Sud degli USA è una caratteristica ben precisa che si differenzia con quelle del rye della Pennsylvania e del Maryland o del celebre bourbon del vicino Kentucky.
Gli americani sono particolarmente orgogliosi dei loro alcolici, da quelli fatti in casa soprattutto al tempo del proibizionismo, fino ai prodotti industriali di alta qualità ed ogni Stato considera i propri prodotti i migliori di tutto il mondo.
Lo Stato Americano del Tennessee è sicuramente legato alle città di Nashville, patria della Country music e non solo, ma anche a Memphis, con la sua storica Beale Street e le figure di Elvis Presley e di Jerry Lee Lewis, senza trascurare la Sun Records, la prima etichetta ad avvicinare i bianchi alla musica dei neri, e la STAX, regno del soul afroamericano, in contrapposizione a quello più edulcorato della Motown di Detroit. Ma non si può arrivare a Chattanooga, celebre per il famoso battello, senza decidere di fermarsi a Lynchburg, un piccolo paese adagiato tra dolci colline, tanti prati verdi, fienili colorati e allevamenti di cavalli, nei pressi di una sorgente divenuta famosa in tutto il globo per la produzione e l’imbottigliamento del Jack Daniel’s: il whiskey più iconografico al mondo.
Basta passeggiare per la piccola piazza della cittadina, che si sviluppa attorno agli edifici bassi in mattoni degli inizi del ‘900, per capire che il tempo si è in qualche modo fermato, forse per farsi un bicchierino o due del Jack Daniel’s Old Nr.7, conosciuto e venduto in ogni angolo della terra.
Se da una parte i cultori della grande tradizione scozzese di questo distillato possono avere da ridire su quale sia l’etichetta da ricercare, è certo che questo whisky rimane un mito per tutti quelli che sono cresciuti a suon di Rolling Stones, Hank Williams, Lynyrd Skynyrd o Guns and Roses, di magliette nere con stampata la famosa etichetta, di pubblicità televisive che mostravano quella fabbrica dispersa nel nulla con due uomini anziani che giocano a dama o al lancio dei tappi mentre attendono la fermentazione e l’invecchiamento tra i barili.
La storia del Jack Daniel’s inizia nel 1864, quando Jasper Newton Daniel, detto anche Jack, scappò di casa per rifugiarsi nella fattoria del reverendo Call che possedeva un alambicco e dove, da uno schiavo che assumerà poi successivamente nella sua fabbrica come “master distiller”, imparerà l’arte di produrre il whiskey, così scritto distinguendolo per provenienza ed origine rispetto a quello scozzese dove si usa invece la parola whisky.
Due anni dopo, viene fondata ufficialmente la Jack Daniel’s Distillery e a distanza di 8 anni l’Old Nr.7 vince la prima medaglia d’oro alla fiera mondiale di St. Louis.
Si narra che nel 1906 – prendendo banalmente a calci una cassaforte, tuttora presente e fotografabile nelle visite guidate – Jack si ruppe il piede, lesione che con il tempo peggiorerà provocandogli una grave infezione e portandolo alla morte.
Per quanto la Jack Daniel’s non sia l’unica distilleria del Tennessee ha il merito di aver elevato a categoria questo pregiato distillato che viene considerato come Sour Mash, o infusione acida del Tennessee. Questo non tiene conto del fatto che tutti gli straight whiskey americani sono prodotti per una certa parte col metodo dell’infusione acida. Non tutti, infatti, hanno voluto metterlo in etichetta, forse perché la definizione suona poco appetitosa, mentre nella distilleria di Lynchburg capirono quanto un termine così tradizionale implichi integrità, aspetto che aumenterà l’amore verso questo prodotto da parte di tantissimi statunitensi.
La storia della distilleria del Jack Daniel’s si dirama tra nipoti che la ereditano e periodi storici attraversati da momenti bui come il proibizionismo e la Grande Depressione, che negli anni Trenta aveva messo in ginocchio l’economia di buona parte degli USA per non parlare della seconda guerra mondiale. Sarà solo dal 1964 che si avrà la definitiva svolta che porterà il Jack Daniel’s ad uscire dai confini del Tennessee fino a trasformarlo addirittura in un’icona americana con 150 anni di storia alle spalle.
Per ben due anni consecutivi, nell’ambito dei viaggi a tema musicale organizzati da Travel For Fans e che hanno visto la partecipazione persino di Maurizio Faulisi, il Dr. Feeelgood di Virgin radio, abbiamo avuto la fortuna di visitare l’azienda mentre ci spostavamo appunto da Nashville verso Chattanooga.
Da qualche anno è possibile compiere una visita guidata alla celebre distilleria che ci accoglie con quelle tipiche sedie a dondolo situate all’ingresso e rese famose dalla pubblicità televisiva. Una volta entrati nell’ampia hall il visitatore compie un tuffo nel passato, ammirando i numerosi oggetti che hanno segnato la storia dell’azienda come vecchi attrezzi, bottiglie e antiche pubblicità in bianco e nero.
Le guide esperte faranno scoprire gli oggetti che hanno creato la storia della Jack Daniel’s, dai vecchi uffici alla fonte d’acqua, materia prima fondamentale che determinò la scelta proprio di questo luogo per fondare la distilleria, dal furgoncino con il famoso logo, ai contenitori adibiti alla fermentazione e invecchiamento, dai morbidi profumi dei vari ingredienti e da quel sentore di affumicato che caratterizza proprio il prodotto, fino alla vera ricchezza, i barili contenenti proprio il whiskey.
L’assaggio in sequenza rigorosamente preparata, sotto la direzione di un esperto è la degna conclusione della visita, in una dry county che negli ultimi anni ha aperto, solo all’interno della distilleria, appunto a questo piacere unico. Ovviamente non manca lo store, per portarsi a casa un single barrel o una bottiglia numerata, uno o più degli innumerevoli gadget, per non parlare della linea dedicata a Frank Sinatra, vera e proprio testimonial dell’azienda.
Ma è nell’adiacente cittadina di Lynchburg – nome che sembra incompleto senza il parentetico [ab. 361], ovvero la popolazione della città quando venne reclamizzata per la prima volt ail Jack Daniel’s – dove davvero ci si può sbizzarrire, sede di molti i negozi dove acquistare e fare incetta di souvenir. Non lasciatevi sfuggire l’Hardware and General Store presente proprio nella piazza: i veri “fanatici” del brand potranno acquistare sedie, oggetti ed elementi d’arredo realizzati con il legno delle vere botti di Jack Daniel’s dismesse dopo l’uso.
Il Jack Daniel’s ed in particolare l’Old n°7 è stato anche parte integrante della storia del cinema, protagonista assieme ad Al Pacino nel remake di “Profumo di donna”, a Jack Nicholson in “Shining”, Tom Cruise e ancora Nicholson in “Codice d’onore”, Paul Newman in “Lassù qualcuno mi ama”, il mitico John Belushi che scola una bottiglia in un sorso nel divertente “Animal House” o Kris Kristofferson di “E’ nata una stella” i quali parlano, recitano, si arrabbiano, amano, sorridono citando più e più volte il «Jack».
Ma è soprattutto la musica rock che si è spesso identificata con questa bevanda. Oltre ai già citati Guns And Roses, i ragazzi dei Blink 182 ma anche i celebri Led Zeppelin o i Metallica e decine di altre rockstar o icone del country o blues hanno più volte manifestato un debole per la bottiglia quadrata, un vero gioiellino di design. Non è ben chiaro cos’abbia causato questo forte legame, senz’altro oltre al gusto c’è un qualcosa che forse è andato perso nella leggenda, ma è certo che non mancherà mai una bottiglia di Jack appoggiata sul pianoforte di uno squallido locale fumoso, dove senza tanto clamore la musica si vive prima ancora di suonarla. Ma nemmeno nella casa di chi ama farsi una buona bevuta di classe.
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